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Studi sul D-Chiro-Inositolo

L’impiego degli inositoli nel trattamento di patologie come la PCOS, prima causa di infertilità nelle donne, ma anche sindrome metabolica e diabete, è da sempre stato oggetto di attenzione da parte della comunità scientifica. Diversi studi sono stati pubblicati in particolare sul rapporto fisiologico tra Myo Inositolo e D-Chiro-Inositolo e sul trattamento delle suddette patologie con le due molecole singole o in combinazione.

2012

Tra questi, nel 2012 viene pubblicato lo studio “Does Ovary need D-Chiro Inositol?” in cui si ipotizza che un utilizzo eccessivo del DCI possa essere controproducente per l’ovaio in donne affette da PCOS.

Tale studio riprende l’ipotesi del Paradosso del D-Chiro-Inositolo, così definito (ma non dimostrato) in una pubblicazione del 2011 secondo cui, in condizioni sistemiche di insulino resistenza e conseguente iperinsulinemia compensatoria, l’ovaio non diventa mai insulino resistente e pertanto, avrebbe una risposta opposta rispetto a quella di tutti gli altri tessuti dell’organismo, non risentendo delle eccessive ed anomale quantità circolanti di insulina.
L’eccesso di insulina determinerebbe, a livello ovarico, una conversione accentuata di MYO-inositolo in D-Chiro-Inositolo a causa di un’esaltazione dell’attività dell’epimerasi, ossia dell’enzima responsabile di tale conversione. L’abbondanza di D-Chiro Inositolo a discapito del MYO, determinerebbe una ridotta qualità ovocitaria.

Tali concetti, in realtà non confermati dai dati scientifici rilevanti,
negli anni sono stati ripresi da una serie di studi correlati,
anche in anni recenti, tra questi:

2016

nel 2016 ne è stato pubblicato uno dal titolo “Combining treatment with myo-inositol and D-chiro-inositol (40:1) is effective in restoring ovary function and metabolic balance in PCOS patients”.

Questo studio, sulla base dei primi, afferma che afferma che le pazienti affette da PCOS presentano, a livello ovarico, un eccesso di DCI e, per questo, una ulteriore assunzione della molecola sia dannosa.
Partendo da presupposti non scientificamente dimostrati, giunge quindi alla conclusione che la perfetta integrazione tra MYO e DCI sia nel rapporto 40:1.

Un concetto dimostratosi falso, che è stato ripreso e diffuso da una serie di studi, non tenendo in considerazione la letteratura esistente sugli inositoli e in particolare sul D-Chiro-Inositolo, oltre ad ignorare fondamentali concetti di farmacologia

2018

L’infondatezza di quanto suddetto ha trovato riscontro anche da parte della Magistratura.  A luglio 2018 il tribunale di Catania ha infatti ordinato alla casa editrice dello studio Does Ovary need D-Chiro Inositol?” di applicare un avviso, sulla pubbicazione on line, che desse conto della totale inattendibilità sia scientifica che procedurale dello stesso. Inoltre, uno dei due autori ha espressamente disconosciuto la paternità stessa dello studio, sostenendo anzi, l’assoluta validità del DCI per il trattamento sia di donne con PCOS, sia di donne che ricercano una gravidanza. Smentendo così quanto affermato nel suddetto studio.

2019

Anche la Società Italiana di Farmacologia e la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia hanno di recente espresso la loro opinione in merito all’utilizzo di integratori, in donne con PCOS, contenenti una miscela dei due inositoli, ovvero una combinazione di MYO e DCI in un rapporto 40:1. Gli integratori contenenti questa combinazione vengono indicati in caso di PCOS in quelle donne che desiderano una gravidanza, proponendo anche un miglioramento della qualità ovocitaria.

Le suddette società scientifiche giungono alla conclusione che mancano dati conclusivi in tal senso, non esistendo prove sull’effettivo vantaggio della somministrazione della combinazione rispetto ai singoli MYO o DCI.

Per di più il ragionamento che ha portato alla creazione della combinazione MYO e DCI in rapporto 40:1 non è supportato da un razionale farmacologico. Infatti, se l’obiettivo è ripristinare i livelli fisiologici dei due inositoli, e a livello ovarico, in condizioni di iperinsulinemia, esisterebbe già una concentrazione eccessiva di DCI, perché somministrare ulteriormente DCI o comunque il suo precursore MYO che verrebbe ulteriormente convertito dall’epimerasi in DCI?
Tra l’altro, un prodotto assunto per via orale, subisce diversi passaggi e si distribuisce a livello di tutto l’organismo e non direttamente in un singolo distretto, come l’ovaio.

Perchè non è corretto affermare che esiste una combinazione perfetta MYO-DCI in rapporto 40:1

L’integrazione di un prodotto contenente MYO e DCI in combinazione 40:1 in pazienti affette da PCOS, non ha un risconto scientifico e farmacologico rilevante perché:

I dati in letteratura relativi alle concentrazioni fisiologiche dei due inositoli sono discordanti, ed è improbabile riuscire a creare una formulazione contenente una miscela di sostanze attive senza studi scientifici opportuni, che tutt’oggi sono mancanti
I dosaggi dei due singoli inositoli, invece, sono stati studiati, e tengono conto della quota di conversione del MYO (precursore) in DCI (sostanza attiva)
L’approccio terapeutico alla PCOS deve guardare all’organismo nella totalità

La corretta terapia della PCOS dovrebbe essere indirizzata contro la causa patogenetica che, nella maggioranza delle pazienti, è l’insulino-resistenza. Una condizione sistemica che non coinvolge dunque solo l’ovaio.

In casi di insulino-resistenza, si verifica un deficit dell’enzima epimerasi, responsabile della conversione da MYO a DCI che colpisce tutti i distretti del corpo. Tale deficit porta ad una scarsa conversione in DCI e, pertanto, sarebbe più corretto somministrare direttamente la molecola attiva (DCI) e non il suo precursore (MYO).

INSULINO
RESISTENZA

DEFICIT
EPIMERASI

RIDOTTA CONVERSIONE DI MYO IN DCI

DISFUNZIONALITÁ OVARICA

INSULINO
RESISTENZA
DEFICIT
EPIMERASI
RIDOTTA CONVERSIONE DI MYO IN DCI

DISFUNZIONALITÁ OVARICA

L’ovaio risulta disfunzionale come conseguenza e non come punto di partenza.

Una corretta strategia terapeutica dovrebbe essere dunque volta al miglioramento della insulino-sensibilità con conseguenti effetti benefici quali:

riduzione dell’iperandrogenismo
regolarizzazione della funzionalità ovarica, con cicli mestruali ed ovulatori normali.
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